giovedì 4 settembre 2008

non basta saltare.

Il punto e' tutto qui: non è sufficiente arrivare e mettersi a saltare ringhiere e muri, provare saut de chat e fare qualche numero da circo. Ho bisogno di correre. Ne ho bisogno, oltre che per scaldare i muscoli ed evitare stupidi sforzi a freddo, per una questione psicologica. Correre dà una certa assuefazione e per una pura questione di principio non c'e' parkour senza corsa. Che senso può avere mai l'art du deplacement se non si e' in grado di spostarsi? Sebastien Foucan, nonostante le divergenze con David Belle, è piuttosto chiaro in questo: correre è basilare. Ecco perché quando ho iniziato ad allenarmi cinque mesi fa correvo soltanto e come succede a tutti quelli che non muovono il culo da una sedia per anni zavorrati da birre e mojiti mi chiedevo se ce l'avrei mai fatta a correre continuativamente per un tempo appena decente.
Ora mi rendo conto che la mezz'ora che corro prima del parkour e' un riscaldamento necessario e piacevole; dopo altri quarantacinque minuti di esercizi - stavolta davvero di parkour - tornare a casa correndo è la giusta conclusione della sessione.
Non c'e' parkour senza corsa, no ci si puo' spostare senza muovere le gambe, non serve a nulla un salto mortale all'indietro da fermi se in un'ipotetica run ci si spompa dopo dieci metri.
Parkour - parcours - percorso.
Non ha senso se non ci si sposta.

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