giovedì 28 maggio 2009

Beatitude

Anche oggi mi hanno detto che sono calmo.
Che non mi incazzo.
E non è del tutto vero, o meglio, diciamo che sono cambiato molto; un tempo mi incazzavo più facilmente, mi agitavo per nulla, mi saltavano i nervi al volo.
Ora no, solo per divertimento o per motivi seri.
E' che non ne vale la pena.
E' che corro.
C'è bisogno di una valvola di sfogo; mantenere un ritmo costante negli allenamenti è metodo, è disciplina, è un modo per staccare e lasciarsi tutto dietro, correre via fisicamente e mentalmente.
E' che salto giù dai muri, che volo sopra i corrimano di metallo lucido, che mi ritrovo a correre lungomare in mezzo al nulla, col sole che tramonta, i cisti e gli elicrisi in piena fioritura, col loro profumo elettrizzante. Come si fa a non sentirsi meglio? Ti rimette al mondo. Ci sono l'Elba, la Corsica, Capraia, Gorgona, tutto il promontorio, e ci sono io, che corro piano cercando di non emettere alcun rumore mentre appoggio i piedi sulla strada sterrata, perché il parkour ti insegna "no sound no shock" e tutti i tuoi legamenti ti vorranno bene.
Il rumore lo fanno le onde trenta metri piu' in basso, lo fa il vento tra i cespugli e le fronde dei lecci, lo fanno le ghiandaie e i passeri. E' tutto quello di cui ho bisogno.
Al diavolo la musica, quando esco ho in tasca soltanto un fazzoletto.
Solo
un
fazzoletto.

lunedì 18 maggio 2009

équilibre de chat, performance de gabian

 
("gabian" e' provenzale, il termine francese corretto e' "goéland")
E si ricomincia a pieno regime. Il caldo e la luce aiutano non poco, la voglia è consistente e come al solito quando si torna ad almeno un paio di allenamenti a settimana mi sento immediatamente molto meglio. Fino ad ora però la voglia di correre e basta prende il sopravvento; sara' perché correre lungo la via dei Cavalleggeri tra Calamoresca e Spiaggialunga, in mezzo ai cisti e agli elicrisi fioriti, col sole che tramonta piano sul mare e' tutta un'altra cosa che allenarsi d'inverno su strada. E' poco "urban", è vero, ma ti rimette al mondo. E torno a ribadire che ascoltare la musica mentre si corre e' un delitto, perché ti spezza il fiato e perché ti impedisce di sentire le onde che frangono e i maledetti gabbiani assassini che da noi - non c'é nessun dubbio - dominano incontrastati. A volte te li trovi a un metro dalla testa mentre inseguono bastardissimi una povera tortora, senti il fruscio delle penne della tortora e il sibilo delle ali d'acciaio dei bastardi, si rischia quasi di trovarseli sulla schiena. Per questo li apprezzo e mi va di sentirli, perché se ne fottono della stupida etichetta di leggiadri signori dell'aria, dell'immagine di sognatori costruita su Jonathan Livingstone. Non sono sognatori, sono i ratti dell'aria e cacano fiotti di liquido nauseabondo.
Loro, fanno parkour in aria. Efficienza, velocita', ecco tutto.
E da oggi si torna sui corrimano, nel tentativo di guadagnare con l'allenamento anche un ventesimo di quell'efficienza.
Sarebbe già un grosso traguardo.